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 investiti in modo professionale. Il capi- tale offre la possibilità di reagire ai cam- biamenti. Una rendita rimane costante.
Ha dei sogni che desidera realiz-
zare quando andrà in pensione?
Sì, sogno una casa al mare e una barca. Nel golf mi sono posto l’obiettivo di raggiungere il singolo handicap. Per me il golf è l’unico sport in cui posso ancora migliorare. Questi sogni dimostrano che oggi molti sessantenni e ultrasessan- tenni sono in forma e in buona salute. Gli anziani si muovono di più. Credo che in futuro più pensionati si trasferiranno all’estero o acquisteranno una seconda abitazione. All’estero, infatti, il potere d’acquisto dell’avere di vecchiaia in franchi svizzeri è spesso maggiore.
Per molte persone in Svizzera l’avere di vecchiaia nella cassa pensioni costitu- isce il patrimonio più ingente. Eppure, la situazione di stallo della riforma non suscita quasi alcuna opposizione.
È incredibile! In genere la gente è molto sensibile alle questioni di denaro. Per scoprire come mai questo non accade proprio per un patrimonio
così importante, Zurich e Vita hanno incaricato l’istituto di ricerca Sotomo di condurre uno studio. Ecco la risposta: molte persone non sanno che l’avere di vecchiaia fa parte del loro patrimonio.
A cosa è dovuta la mancanza
di consapevolezza?
Diversamente da altri patrimoni, non
è possibile disporre liberamente dell’avere di vecchiaia. Inoltre, i datori di lavoro detraggono i contributi di risparmio direttamente dal salario. A differenza degli averi nel terzo pilastro,
che ognuno mette da parte autonoma- mente. Nonostante queste differenze
è importante che le persone capiscano che gli averi previdenziali appartengono a loro. Un giorno saranno la loro fonte
di sostentamento. Dal loro ammontare dipenderà lo stile di vita che potranno permettersi. Se la popolazione inizia a identificarsi maggiormente con l’avere di vecchiaia, aumenta la probabilità che vengano realizzate riforme urgenti.
Cosa si può fare contro questa mancanza di consapevolezza?
Per noi di Zurich e Vita è importante for- nire un contributo affinché le persone si interessino maggiormente alla previden- za. Abbiamo lanciato una vasta campa- gna per mostrare alle persone che il de- naro nel secondo pilastro non sparisce in un sistema anonimo, bensì finisce su un conto che appartiene a loro. Inoltre, abbiamo spiegato che oggi alla popo- lazione attiva viene sottratta una quota notevole di redditi da investimento. Ogni anno i lavoratori perdono in media 1’000 franchi per via della ridistribuzione.
Da cosa è corroborata la sua tesi se- condo cui l’opposizione allo stallo delle riforme sarebbe maggiore se le perso- ne disponessero di più conoscenze? Dal sondaggio svolto tra 1’600 parte- cipanti è emerso che solo l’11 percento
è a conoscenza del fatto che i redditi
da investimento del proprio capitale
di previdenza vengono utilizzati per finanziare il maggior numero di rendite dei pensionati. Non appena compresa questa implicazione, il 78 percento degli interpellati ha ipotizzato che l’opposi- zione alla ridistribuzione aumenterebbe se questo fatto fosse più noto. Questi
dati mi inducono a credere che, con una campagna, possiamo contribuire a creare un terreno fertile per le riforme.
Come stanno le cose per quanto riguarda la disponibilità generale
al risparmio? Spesso si sente dire
che i giovani non risparmiano
come le generazioni precedenti.
Il sondaggio dimostra che non è così. Oltre la metà dei giovani di età compresa tra i 18 e i 35 anni mette da parte denaro regolarmente. A mio avviso questo dato è molto positivo. Mostra che i giovani
si assumono la propria responsabilità
e sono disposti a risparmiare. Gli ul- tracinquantacinquenni, invece, sono
i meno disposti a risparmiare, solo un terzo accantona denaro in modo mirato.
Quali riforme sarebbero auspicabili?
È fondamentale che l’aliquota di conver- sione non sia più sancita dalla legge. Il contesto della previdenza sta cambian- do radicalmente. Non può essere che la legge prescriva un tasso fisso. È altresì importante che non sia più il Consiglio federale a decidere il tasso d’interesse minimo a cui le casse pensioni devono remunerare gli averi. In entrambi i casi l’entità deve dipendere dall’andamento del mercato. Un grande passo avanti potrebbe essere compiuto se in futuro le ragazze e i ragazzi imparassero a scuola come funziona il sistema previ- denziale e come possono contribuire tempestivamente ad assicurarsi una buona qualità di vita in età avanzata.
Per scaricare lo studio (in tedesco):
vita.ch/sotomo
INTERVISTA
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