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EDITORIALE
Gentili imprenditrici e imprenditori,
La previdenza per la vecchiaia in Svizzera rimane un proble- ma irrisolto che inquieta la popolazione. Persino durante la pandemia resta ostinata- mente al secondo posto nel barometro delle apprensioni Credit Suisse.
Il nostro sistema previdenziale, che si basa su tre pilastri e serve da modello in tutto il mondo, soffre ormai da tempo perché i politici e i gruppi di interesse non riescono a trovare compromessi lungimiranti per il primo e il secondo pilastro in grado di superare la prova delle urne. Se consideriamo la previden- za professionale, cioè il secondo pilastro (LPP), scopriamo che la riforma è in stallo da quasi vent’anni. È una situazio- ne grave e inaccettabile. Lo sviluppo demografico, con l’aspettativa di vita in costante aumento, e il livello persisten- temente basso dei tassi d’interesse mettono la nostra previdenza professio- nale in una situazione sempre più diffici- le. Come se non bastasse, la generazio- ne dei cosiddetti «baby boomer» è in fase di pensionamento. Per poter conti- nuare a percepire pensioni che permet- tano a tutti di vivere in modo dignitoso, è necessario ammodernare al più presto il sistema.
Anche lo stallo della riforma contribui- sce senz’altro al fatto che la popolazione attiva non si rende conto del valore reale del proprio avere della cassa pensioni. Ad esempio, il 56 percento delle perso- ne attive non considera i risparmi del secondo pilastro come parte del proprio patrimonio. Nella fascia di età tra i 26 e i 35 anni questo dato raggiunge persino il 73 percento. Questo è il risultato di un recente sondaggio rappresentativo condotto dall’istituto di ricerca Sotomo per conto di Zurich Svizzera e Vita.
Il risultato forse più importante del no- stro sondaggio mi dà da pensare: seb- bene l’avere del secondo pilastro
rappresenti la quota maggiore del ri- sparmio per gran parte della popolazio- ne attiva svizzera, oltre la metà non lo considera parte del proprio patrimonio.
La realtà, ovviamente, è diversa: l’avere LPP risparmiato nel corso della vita lavorativa fa indubbiamente parte del patrimonio dell’assicurato. La previden- za professionale obbligatoria si basa sul principio della capitalizzazione. Ciò significa che ogni persona risparmia per la propria previdenza per la vecchiaia. Dopo il pensionamento, gli assicurati possono scegliere di ricevere una rendi- ta mensile o il risparmio totale sotto forma di pagamento una tantum. Sono possibili anche forme miste. Attualmente le casse pensioni hanno circa 4,3 milioni di assicurati attivi. I loro valori patrimo- niali ammontano a oltre 1’000 miliardi di franchi. Si tratta di un importo enorme che supera anche le riserve in valuta estera della Banca Nazionale Svizzera nel 2019.
Un altro importante risultato del sondag- gio rappresentativo di Zurich e Vita è che, non identificandosi appieno con il proprio avere di vecchiaia, la popolazio- ne non è consapevole del problema della ridistribuzione nel secondo pila- stro, pari a miliardi di franchi e in gran parte a spese della popolazione attiva. In concreto, ciò significa che la popola- zione attiva versa una parte dei suoi redditi da capitale per finanziare poten- zialmente i pagamenti delle pensioni altrui. La ridistribuzione è un meccani- smo voluto e ben accettato dall’AVS, ma che non era mai stato contemplato nella previdenza professionale. Tuttavia,
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